Che Ryanair abbia fatto un pasticcio è sotto gli occhi di tutti. Che quel pasticcio – la fuga dei piloti – sia figlio del sistema low cost c’era da aspettarselo (perché in un mondo di salari bassi per qualifiche alte è normale che in presenza di un’offerta migliore la mobilità venga incentivata – anche perché il bacino dei piloti dell’est non è infinito). Però quello che ci viene raccontato è – come si dice oggi – realtà aumentata.
Per esempio il Corriere della Sera di oggi titola “R. Cancella il 37,5% dei voli italiani”. Cosa significa? Significherebbe che su 100 voli in partenza e arrivo sul suolo italico 37,5 aerei (ma diciamo 38 perché mezzo aereo non è che porti eccessivamente bene….) non partono né arrivano.
E, invece, leggendo il testo si scopre che tra i voli di cui, dal 19 settembre al 29 ottobre pv, si prevede la cancellazione in tutto il piano operativo Ryanair (1.976), 741 (appunto il menzionato 37,5 toccano l’Italia. Cioè 18,5 (sempre quel mezzo…) al giorno.
Quanti sono i voli in partenza e arrivo in Italia di Ryanair? Nessuno lo scrive! Quanti sono i passeggeri quotidiani di Ryanair in Italia? Boh!
C’è un strano accanimento intorno alle low cost, Ryanair in particolare, da parte di certi mondi: basta associare su Google le parole Ryanair con ritardo, cancellazioni, disagi e avere un’immagine bella e chiara.
Sempre naturalmente detto che Ryanair ha fatto un pasticcio e che questo pasticcio può interessare anche altri settori e altri rapporti di lavoro che, con la scusa della crisi (e i bilanci aggiustati con gli acquisti e le vendite infragruppo) hanno usato come unica politica gestionale quella della compressione dei salari.
Ps 1: oggi i voli tagliati in Italia sono 13

Ps 2: oggi (20 settembre) il sistema di gestione imbarchi di Alitalia non funziona! Boarding pass scritti a mano!