Abitare il futuro. Ora! (2)

  • Posted by Gianni Molinari
  • On 6 Gennaio 2012
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Fiction o realtà?

Il declino della Basilicata è il frutto di un vicende complesse che si sono sviluppate nel tempo, frutto di decisioni a volte prese dalla classe dirigente locale, a volte dallo Stato centrale.

Tuttavia ci sono uomini e donne che hanno rivestito incarichi per anni e anni, che hanno fatto scelte che anche singolarmente, a volte in buona fede,  hanno danneggiato la comunità o creato le condizioni per depauperarla.

Sindaci che hanno amministrato anche per 15 anni, presidenti di regione in sella per diversi mandati, amministratori che saltellando da una poltrona all’altra gestiscono denaro pubblico da 30-40 anni, tecnocrati dalle carriere infinite e dai risultati (pubblici) mai dimostrati non possono dirsi estranei al declino della Basilicata.

Il declino si poteva contrastare facendo quello che si è sempre detto: qualità della vita, lavoro, infrastrutture perché vivere a Noepoli non doveva essere diverso che vivere a Bevagna, vivere a Potenza non doveva essere diverso che vivere a Perugia.

Se la gente è andata via, se le imprese sono fuggite o non sono venute (o quelle che sono venute lo hanno fatto nell’esclusivo proprio interesse, finito il quale sono sparite), se i turisti sono sempre pochi è chiaro che è il frutto di un insieme di politicheper anni attuate male da chi ha gestito la Basilicata, non solo di chi l’ha governata.

La linea Fal Potenza-Bari

Tanto per non lasciare le cose a mezz’aria provo a elencare alcune cose che potevano fare la differenza.

  1. La ferrovia Taranto-Battipaglia: 450 miliardi (degli anni ’80) per l’elettrificazione. Il tracciato – era già chiaro all’epoca – non permetteva il passaggio dei treni veloci (le curve). Gli Eurostar fatti fermare nelle stazioncine dove non saliva né scendeva nessuno. Quanti sono i treni che passano oggi? Di quanto è diminuita la percorrenza?  Potenza-Salerno (meno di 100 km) : treno regionale (6 euro) da 1h 54′ a 2h20′, Intercity (12 euro) 1h47′.
  2. La tratta Ferrandina-Matera: 250 miliardi (non ricordo bene). Mai entrata in esercizio. Sin dall’inizio si sapeva che era del tutto inutile. Si tentò di portarla fino a Gioia del Colle per collegarla alla dorsale Adriatica.
  3. La tratta Sicignano-Lagonegro: chiusa negli anni ’80.
  4. Le Ferrovie Appulo Lucane (Fal), eredi delle Calabro-Lucane. Un esempio di vero spreco di denaro: resta la linea Potenza-Bari (nota per essere usata dai ragazzi per la visita di leva, quando si faceva alla caserma Pica: partenza alle 5 arrivo alle 9 per meno di 150 chilometri!), La Potenza-Avigliano, la Matera-Bari (velocità commerciale di fine ‘800). Oggi Potenza-Bari (176 km) da 3h33′ a 3h45′
  5. L’aeroporto che non c’è. A Potenza ai Piani del Mattino negli anni ’70 furono finanche iniziati i lavori. Poi eguale entusiasmo negli anni ’90. Un pilota gelido: “Fare un aeroporto lì sopra: è una follia”. E, infatti, non si è fatto. La Pista Mattei a Pisticci: negli anni’60 l’Eni l’usava. Poi sono cominciati i lavori per adeguarla. Soldi e soldi. L’aeroporto non c’è.
  6. La Potenza-Bari: definita strategica (vaticinio di  più di un presidente di Regione) qualcuno è in grado di spiegare perché dopo decenni è ancora nelle pietose condizioni?
  7. La Saurina: avrebbe dovuto tirare fuori dall’isolamento l’area dell’Alto Sauro Camastra. Qualcuno vuole ricordare da quanti decenni sono in corso i dibattiti e i lavori?
  8. La Fiat a Melfi: quando una sera di novembre 1990 Gianni Agnelli comunicò “urbi et orbi” la decisione di costruire lo stabilimento lucano nessun politico lucano sapeva nulla (ci fu una singolare rincorsa di comunicati per sostenere di avere avuto una telefonata dall’Avvocato prima dell’annuncio ufficiale!) ma era già pronta la variante dell’area industriale di San Nicola di Melfi. Chi governava l’Asi mantenendo il segreto sull’operazione fece l’interesse dei lucani in nome e per conto dei quali stava in quel posto? E chi doveva governare l’atterraggio del colosso si pose qualche domanda sull’impatto che avrebbe avuto sulla Basilicata (oltre alle vie dell’acciaio rimaste sulla preziosa carta di qualche studio futurista)?
  9. Nel maggio del 1981 fu approvata dalle Camere – con tempestività e amplissima maggioranza – la legge per la ricostruzione delle aree interessate dal terremoto del 23 novembre 1980: quella legge conteneva due articoli il 23 e il 32 che finanziavano generosamente la ristrutturazione di aziende esistenti e la costruzione di nuovi impianti (fino al 119% del costo…..). Qualcuno si chiese se era giusto realizzare aree industriali in zone isolate dove mai nessuno avrebbe investito ragionevolmente una lira se non per speculare? Qualcuno si chiese se certe aziende – la gran parte – fossero adeguate nella tecnologia e nell’organizzazione produttiva al tempo nel quale avrebbero dovuto operare? Qualcuno si chiese perché si dovevano buttare soldi per fare due aree industriali una di fronte all’altra solo perché in due regioni diverse (entrambi deserte)?

segue….

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