Al voto, al voto: ma nei comuni non tutto è così chiaro

Al voto, al voto: ma nei comuni non tutto è così chiaro

  • Posted by Gianni Molinari
  • On 16 Aprile 2023
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Elezioni amministrative 2023: Orta di Atella, 27.203 abitanti in provincia di Caserta, il 26% della popolazione residente con meno di 18 anni, un solo residente di 100 anni. Tra il 2001 e il 2011 la popolazione è raddoppiata in virtù di una massiccia espansione urbanistica, per lo più abusiva, che ha attirato la popolazione dai comuni vicini.

Il Comune è stato sciolto due volte per infiltrazioni mafiose, un suo sindaco Angelo Brancaccio, è stato arrestato e condannato per associazione camorristica.

Ieri (15 aprile 2023) 15′ prima del termine della consegna delle liste (ore 12) uno dei due candidati sindaci “in pectore” ha ritirato la candidatura. Quindi, anche in virtù delle norme che per  i comuni con più di 15mila abitanti, in caso di un solo candidato sindaco, non prescrivono alcun quorum dei votanti, il sindaco è già eletto!

In molti altri comuni “grandi” non ci sarà il ballottaggio: i candidati sono due.

Dilaga il fenomeno delle liste di non residenti appartamenti alle forze dell’ordine e alle forze armate: una generosa legge prevede per  i candidati un mese di “licenza straordinaria” per la campagna elettorale. Si candidano in paesi che non conoscono, né ambiscono a essere votati.

Volano basso: bastano 30 giorni di festa.

C’è poi chi – fenomeno possibile nei piccoli comuni – si sceglie l’opposizione con le liste civetta, avendo la certezza del risultato si fa una seconda lista alla quale si fanno confluire voti necessari ad arrivare seconda e quindi a occupare i posti per l’opposizione.

Naturalmente dilagano le liste civiche: nei 14 comuni della Basilicata (alcuni anche con importanti tradizioni politiche come Genzano, Lavello, Muro Lucano) non c’è un solo simbolo di partito. Tutte liste civiche!

Molti comuni come Orta di Atella, inoltre, nelle grandi aree metropolitane sono il frutto di trasferimenti di massa, i cosiddetti “comuni dormitori”: sono case e non comunità. A volte, per come è avvenuto lo sviluppo urbanistico, non ci sono nemmeno i luoghi di aggregazione tradizionali (San Nicola la Strada, sempre in provincia di Caserta, dopo il 1980 si sono trasferite molte famiglie di Napoli a caccia di case meno costose, ha il suo centro intorno a un quadrivio!).

Tuttavia nella cosiddetta “Prima Repubblica” i partiti delle ideologie del ‘900 assicuravano una sorta di standardizzazione dell’offerta politica, c’era una riconoscibilità a cominciare dal simbolo!

Con la seconda Repubblica i partiti fluidi e ancor più i dirigenti politici che hanno scoperto il nomadismo come strumento per la propria sopravvivenza politica, nella cabina elettorale non c’è più nessuna riconoscibilità: quello che un partito dice in un comune, non vale nel comune confinante. Vale una cosa e il suo opposto, tutto sotto un simbolo che ha tratti comuni ma si adatta da luogo in luogo (il nome del candidato primo cittadino o la somma di più simboli, per esempio).

Moltissimi comuni sono interessati dallo spopolamento che ovviamente si ribalta anche nell’elezioni amministrative nei candidati, nella visione del futuro della comunità, nella gestione quotidiana.

A Romagnano al Monte più o meno da 20 anni si alternano alla guida del paese di 334 elettori (377 i residenti, cioè la popolazione con meno di 18 anni è l’11%, vedi sopra Orta di Atella!) marito e moglie!

Tutto questo per dire?

Siccome quello che ho descritto sono fenomeni molto diffusi è evidente l’esistenza di un problema democratico serio: molti di questi comuni gestiscono territori importanti e appetibili, hanno disponibilità finanziarie importanti (vedi Pnrr, royalties petrolifere e compensazioni ambientali).

Come funziona il consenso, come funziona il processo democratico, che ruolo svolge l’opinione pubblica (se esiste), come nei piccoli comuni funzionano i “gruppi familiari”?

E’ facile trovare eco nell’opera di David van Reybrouck “Contro le elezioni: Perché votare non è più democratico” che descrive lo stato della democrazia in Europa e giunge a proporre il sorteggio come strumento per designare i propri rappresentanti.

Magari il sorteggio sarà un po’ troppo, ma vale la pena cominciare a riflettere su quello che sta accadendo.

 

 

 

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