I social hanno intrappolato i politici e amministratori italiani: eletti per amministrare e prendere decisioni per la comunità si sono trasformati in animatori, sembra un Club Méditerranée qualsiasi.

Uno tsunami di dichiarazioni a commento di ogni tipo di fatto: naturalmente tutti sono bravi, belli, espressione massima del genius loci e se c’è qualcosa che non va la colpa è di chi c’era prima, prima ancora, di qualcun’altro che non c’è più (nel senso che è morto) o di qualcuno molto più in alto che manco se ne accorge e non potrà confutare.

L’importante è fare un reel, un post allungare l’elenco delle banalità.

È la politica semplificata, sfrondata, banalizzata.

L’era della complessità, dei supercalcolatori, dell’esplorazione dell’infinito, della vita media che si allunga grazie alle biotecnologie si ferma come una gallina di fronte a una linea e rinuncia a usare gli stessi strumenti analitici del proprio ambito per provare a capire lo spazio pubblico.