Chi osa e chi guarda
- Posted by Gianni Molinari
- On 2 Agosto 2016
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Dire no è lo standard del nostro tempo. Non decidere, rinviare, è la risposta della politica. Il paradigma del declino: non si affrontano grandi questioni legate alle infrastrutture che poi significa sviluppo, lavoro, ricchezza.
Può piacere o non piacere ma una grande opera pubblica, un importante investimento privati sono i segni di “salute” di una comunità: i francesi ne hanno fatto la “sintassi” della Grandeur con la Tour Eiffel, la Basilica del Sacro Cuore, la Défense, Parc de la Villette, le Centre Pompidou, ecc.
Gli inglesi hanno risposto trasformando completamente il landscape di Londra (su tutti per bellezza e ardimento il nuovo Tate Modern).
La “pace” dell’Ulster è stata siglata con una serie di importanti lavori pubblici che hanno trasformato Belfast.
E così Barcellona. Per non parlare di New York.
In tutte queste città il rumore di fondo è il martello pneumatico. In Italia il rumore di fondo è il coro dei no.
Nella foto il ponte di Øresund che collega la Danimarca alla Svezia: è lungo 15,9 chilometri cinque volte di più dello stretto di Messina.
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