Chilometro zero
- Posted by Gianni Molinari
- On 3 Febbraio 2014
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Quella del “Chilometro zero” è una setta.
Una volta mi è capitato di mettere a tavola delle ciliegie cilene. Pensavo di fare un figurone.
Ma un commensale mi rimproverò: sai che danno hai fatto all’ambiente con questa bravata?
No, per la verità non lo sapevo. E, ovviamente, come tutti coloro che liberamente si iscrivono a una qualsiasi setta e portano il cervello all’ammasso, nemmeno lui.
Così davvero per caso mi sono imbattuto in questo studio del ministero inglese dell’ambiente che calcola, tra l’altro, l’emissioni di CO² generate da un prodotto agricolo nel suo ciclo di vita.
Orbene da questi calcoli si apprende che il trasporto del bene dal produttore al negozio incide solo per il 4 per cento!
Si scopre quindi – per dirla con Ronald Bailey – che l’intero concetto di alimenti a chilometri zero è un indicatore di sostenibilità estremamente difettoso.
L’Italia che vive di slogan è tutta un fiorire di iniziative per valorizzare i cosiddetti prodotti a chilometri zero.
A volta si sfiora il ridicolo, altre si deborda nell’autolesionismo.
Come l’iniziativa Consuma salernitano che “prevede la realizzazione di una serie di azioni promozionali tese a stimolare l’attenzione dei consumatori sul valore delle produzioni salernitane mediante promozione diretta nei punti vendita e un contest sul social network facebook”.
La provincia di Salerno ha un saldo positivo nel commercio internazionale dei prodotti alimentari nei primi nove mesi del 2013 di 600 milioni di euro. Le esportazioni sono tre volte le importazioni!
Che succederebbe se ognuno, per assurdo e con un balzo all’indietro di qualche centinaio di anni, mangiasse quello che produce il suo territorio?
L’autosufficienza non è la strada per la prosperità.
Ps: Per la cronaca il commensale critico non spinse all’estermo la sua critica al commercio internazionale. Mangiò di gusto le ciliegie cilene perché – com’è piacevolmente noto – una ciliegia chiama l’altra. Indipendentemente da dove viene.
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