
Con la globalizzazione è più difficile fare la guerra?
- Posted by Gianni Molinari
- On 1 Marzo 2022
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Nella foto: la manifestazione del 27 febbraio 2022 a Napoli della comunità ucraina Foto: Antonio Di Laurenzio/NewFotoSud
Quando nel gennaio del 2020 cominciò a girare la storia di questo virus che nella lontana provincia cinese dell’Hubei aveva fatto il salto di specie in un mercato e dai pipistrelli era passato all’uomo (così all’epoca si diceva, poi però le cose non sono state più così definite….) causava una strana polmonite, il pensiero generale era più o meno questo: “Ma figurati, Wuhan? E dov’è? Ma chi va a Wuhan?”
Sappiamo tutti com’è andata. Sfortunatamente. A Wuhan c’era stato nei mesi precedenti alla genesi della pandemia una tale quantità di eventi internazionali che nessuno avrebbe mai immaginato.
Poi abbiamo scoperto la storia dei container vuoti: con il lockdown globale l’economia si è praticamente fermata e si sono fermate molte delle navi portacontainer. Così – quando la produzione è ripresa – i container stavano nei porti di sbarco e non in quelli di carico e bisognava riportarli.
Nel frattempo però le merci non circolavano a sufficienza, tanto che a un certo punto si ipotizzò addirittura che dalla Cina non sarebbero arrivati i container con le decorazioni natalizie (notizia poi rivelatasi esagerata e il Natale è stato celebrato con tutte le decorazioni al loro posto!)!
Basta andare in giro e provare a fare tutto ciò che è necessario usando solo le carte di credito: funzionano ovunque, senza bisogno di cambiare la valuta, senza portare dietro contante. Immaginate cosa succede se un Bancomat se ne ingoia una, o si smagnetizza, o – disastro – viene rubata.
Le interconnessioni sono così ramificate e diffuse che nessuno riesce più a stare da solo.
Prendete Gazprom, il colosso del gas che si è affrettato a far sapere che non interromperà le forniture all’Europa. Nel frattempo la Shell ha fatto sapere che uscirà dalle joint venture con Gazprom. Bp ha lasciato il colosso petrolifero Rosneft pur mettendo in conto un tracollo in borsa (che sarà riassorbito….), così come la norvegese Equinor.
Poi c’è il circuito dei pagamenti Swift senza il quale i soldi non si muovono. Insomma tu fai la guerra, noi ti cacciamo da tutto.
E perché non è stato fatto con le altre tante guerre che insanguinano il pianeta?
Semplice: al di là della volontà, sono guerre regionali (Siria, Sud Sudan, Mali, Afghanistan), tutti luoghi poco connessi con il resto del mondo.
C’è poi il mondo dei viaggi: i russi hanno imparato a godere del bel mondo europeo. Non saranno felici di sostituire Capri con Sochi e La Costa Azzurra con il Mar Caspio.
Inoltre, per la Russia capirà cosa significa l’isolamento e sconterà gli effetti della “sindrome olandese”.
Gli economisti hanno coniato l’espressione “sindrome olandese” per indicare una piaga che affligge i paesi ricchi di risorse minerarie (appunto come la Russia): i proventi delle esportazioni di queste risorse fanno lievitare il livello dei prezzi, e i beni di produzione locale, soprattutto i prodotti manifatturieri e agricoli, non riescono più a competere con le importazioni; di conseguenza, questi settori si indeboliscono.
Chiusa su se stessa, la Russia pagherà amaramente la guerra all’Ucraina.
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