
Contante, 205 miliardi di euro nelle tasche degli italiani
- Posted by Gianni Molinari
- On 22 Ottobre 2019
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Ma quanto piace il contante agli italiani! In giro, tra tasche, materassi e mattoni ci sono 205 miliardi di euro “liquidi”: una cifra spaventosa!
In biglietti, fruscianti e non, circola l’11% del Pil (che nel 2018 era di circa 1.800 miliardi di euro).
Ed è un amore che non conosce pause né ripensamenti in una passione travolgente: i contanti in circolazione aumentano sempre! Nel 2008 i prelievi dai Bancomat (che poi si chiamano correttamente Atm, Automated Teller Machine) erano di “appena” 98 miliardi di euro: nemmeno dieci anni dopo (2017) sono passati a 198 miliardi. Per dare un’idea della sfrenata passione italica nello stesso lasso di tempo (2008-2017) in Germania (che pure permette pagamenti in contante senza tetto alcuno) i prelievi sono cresciuti di un misero 2,1%, mentre nella “prudente” Inghilterra sono diminuiti dell’1,3%.
Nel «Cash Intensity Index 2019» (valore di banconote e contante sul PIL nazionale), una classifica fatta da The European House–Ambrosetti, che si occupa della 35 “peggiori economie del mondo”, l’Italia è orgogliosamente 32esima: solo i giapponesi, tra i paesi del G7, fanno peggio (settimi), ma la compagnia è davvero eccellente: Iraq, Gambia, Pakistan, Egitto, Senegal, Guatemala, Ucraina….
Secondo una ricerca di Bankitalia (poi confluita in uno studio sull’intera area euro) l’85,9 per cento di tutte le transazioni è regolato in contanti, il 12,9 per cento con le carte e l’1,2% con “Altri strumenti” (bonifici, pagamenti via internet, PayPal o mobile app, addebito diretto e assegni); in valore i contanti scendono al 68,4%, le carte salgono al 28,6% e gli altri pagamenti al 3 e ciò significa che quando i pagamenti sono più consistenti gli italiani preferiscono meno i contanti e più la moneta elettronica.
Di un certo interesse anche le preferenze nell’uso del contante.
Alla domanda fatta dai rilevatori di Bankitalia al campione della ricerca riguardo alle spese non quotidiane “Per quale tra le seguenti spese utilizza prevalentemente il contante?” è venuto fuori che il 41% dei contanti viene impiegato per pagare spese mediche e solo il 6% l’affitto (magico effetto della cedolare secca che con un’imposizione fiscale tollerabile devia i pagamenti alla tracciabilità della moneta elettronica)!
Italia divisa in due anche per i pagamenti in contante: in Calabria il 94,3 per cento delle transazioni avviene in contanti, poi ci sono l’Abruzzo e il Molise (91,2 per cento) e terza la Campania (90,8 per cento).
Uno studio riservatissimo in ambito investigativo di alcuni anni fa indicava nella provincia di Caserta il luogo dove vi era la più alta presenza di denaro contante e, la stessa ricerca, lo metteva in relazione alle necessità finanziarie della criminalità organizzata, cioè dei Casalesi, all’epoca alla massima espansione. Anche per questi motivi – cioè l’impiego del contante per attività di riciclaggio e dell’economia criminale – che la Banca centrale europea dal 27 gennaio scorso ha cessato l’emissione della banconota da 500 euro (quelle esistenti continueranno a circolare 508 milioni di banconote di quel taglio per un valore di 254 miliardi di euro!) che permette troppo facili spostamenti di somme di denaro enormi.
All’altro capo della classifica del contante per regione c’è la Lombardia con l’80,7 per cento, la Sardegna l’81,7 per cento e la Toscana al 82,2 per cento. I lombardi sono anche gli ultimi affezionati agli assegni (che si vedono sempre meno in giro) con un importo medio abbastanza elevato (92 euro).
Qualche sorpresa riservano le commissioni pagate dagli esercenti (per i clienti l’operazione non ha costo) per ricevere il pagamento attraverso i Bancomat rispetto all’opinione generale di grande onerosità.
Mediamente il costo varia dallo 0,5 all’1,5% del valore dello scontrino con alcune banche che alla clientela più affidabile concedono una franchigia sulle operazioni fino a 15 euro: cioè gli esercenti di queste banche (molto grandi ed estremamente presenti anche in Campania) nel ricevere questi pagamenti non pagano nulla. Nella commissione sono anche presenti costi di sistema, cioè per il funzionamento della rete di ricezione dei pagamenti, il loro trattamento, il trasferimento alla banca e al conto corrente del titolare della carta e gli immensi problemi di sicurezza.
Discorso diverso per le carte di credito che tuttavia hanno una configurazione diversa offrendo ai titolari anche dei servizi: assicurazioni sugli acquisti, addebito differito, rateizzazione.
*Articolo pubblicato su Il Mattino del 19 ottobre 2019
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