Covid-19, furbi, furbetti, furbastri e registi

Covid-19, furbi, furbetti, furbastri e registi

  • Posted by Gianni Molinari
  • On 20 Novembre 2020
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La Guardia di Finanza di Napoli ha  individuato 700 persone (tutte della provincia come si è affrettato a far sapere l’assessore cittadino al lavoro, Monica Buonanno, che ne ha erogato 130mila  una procedura totalmente informatizzata, con controlli incrociati con tutte le banche dati a disposizione e a monte del processo, consentendo l’erogazione dei buoni attraverso dei pin elettronici inviati direttamente ai percettori) che hanno ottenuto indebitamente il “Bonus spesa Covid- 19”.

Il Bonus poteva essere ottenuto dalle persone che erano “in condizione di contingente indigenza economica derivata dalla momentanea sospensione dello stipendio o dell’attività lavorativa per l’emergenza Covid-19”. In pratica fu deciso dopo alcuni episodi – veri o presunti – tra cui un assalto a un supermercato a Palermo, un video sui social girato a Bari e un rapporto al governo di non meglio qualificati “servizi” su disordini sociali imminenti.

Com’è noto i disordini a marzo e aprile non ci furono. Qui ho già espresso qualche dubbio su alcuni strani interessi.

Dall’inchiesta della Finanza napoletana è emerso che per ottenere il Bonus è «uno o più componenti dei nuclei familiari monitorati, a seconda dei casi, avevano ricevuto lo stipendio o una pensione, anche per cospicui importi, percepito il Reddito di Cittadinanza, indennità di disoccupazione o altre prestazioni sociali agevolate oppure alterato il proprio stato di famiglia indicando soggetti fittizi o non residenti per incrementare la somma da percepire».

Tra le storie scoperte dalla Finanza

  • coniugi che hanno richiesto entrambi il bonus ma per lo stesso nucleo familiare
  • soggetti che già percepivano l’assegno di mantenimento per separazione
  • titolari di Partita Iva
  • congiunti di esponenti della criminalità organizzata.

Nella maggior parte dei casi è emerso che i nuclei familiari monitorati hanno indicato un ISEE con un valore inferiore a quello previsto.

Emblematico il caso di una signora napoletana che ha presentato un’attestazione ISEE pari a 4.895 euro. In realtà, come appurato dalla Gdf, era di oltre 67.000 euro. La stessa aveva risparmi sui propri conti correnti per 325.000 euro e un patrimonio immobiliare di circa 36.000 euro.

Non è il primo caso di inchiesta sul bonus: a Caserta a giugno furono “pizzicati” altri 542 furbetti. Mentre ad Africo su 91 percettori su 98 non ne avevano titolo.

Le inchieste mostrano che c’è una sorta di regia che organizza l’accesso a questi fondi, nulla di illegale. Almeno fino a un certo punto.

Basta guardarsi in giro, fare due domande, parlare con qualche negoziante che ha preso i buoni, fare attenzione alla cassa del supermercato e guardare le file delle persone davanti ai Caf.

Perchè il Bonus, così come tutti gli altri interventi di sostegno al reddito, passano attraverso l’intermediazione dei Caf che aiutano a preparare la documentazione e ne seguono l’iter.

Il numero dei Caf in questo Paese è cresciuto a dismisura: è cresciuto senza distinzioni tra aree più povere e aree più ricche.

Molti Caf hanno un proprio database di “clienti” che attivano ogni volta che viene resa disponibile una misura: sarebbe interessante, per esempio, dall’altro lato indicizzare le persone per misure ottenute.

Non è semplice perché in un mondo a portata di click la pubblica amministrazione, pur tra tante eccellenze, tiene ambiti diversi e separati: ogni amministrazione ha il suo database di queste misure e, quindi, si può sapere quanti sono i percettori totali di una singola misura ma non quante misure percepisce una persona, né se le pratiche di questa persona vengono gestite dallo stesso o da più Caf.

 

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