I numeri del Def e la legge di Okun

I numeri del Def e la legge di Okun

I numeri del Def e la legge di Okun

  • Posted by Gianni Molinari
  • On 3 Ottobre 2018
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  • Def, Di Maio, Governo, Pil

L’economia non è una scienza esatta. Ma non è nemmeno il bussolotto del Lotto.

Gli indicatori di Finanza pubblica, per esempio, sono rapporti tra grandezze definite: il Pil, il deficit e lo stock del debito sono valori assoluti. 

Si mettono in relazione sia in fase previsionale sia in quella consuntiva.

Rapporti sono. Quindi sono definiti.

Vediamo ora i numeri del Def, il Documento di Economia e Finanza, presentato dal Governo Conte-Di Maio-Salvini.

Per esempio: affinchè il rapporto deficit/pil nel 2021 scenda all’1,8 con il debito al 126,5% del Pil occorre una crescita del Pil.

Infatti, posto che non si vedono misure per ridurre il debito pubblico (che a luglio 2018 era attestato a 2.341 miliardi di euro) e che anzi con il rapporto deficit/pil positivo (dal 2,4 del 2019 all’1,8 del 2021) crescerà in valore assoluto (cioè ci saranno più debiti da pagare), per far diminuire in rapporto debito/pil occorre far crescere sostanziosamente il denominatore. Appunto il Pil.

Ma in un quadro del genere di quanto deve crescere il Pil: di tanto.

Nel 2018 il Pil è stimato a 1.800 miliardi, nel 2019 a 1.863 miliardi. E nel 2021?

Il tasso di crescita deve essere per i prossimi tre anni tra il 2 e il 3 per cento, numeri che si ottengono applicando la legge di Okun perché il governo ritiene entro il 2021 di ridurre il tasso di disoccupazione di 3,1 punti percentuali (dall’attuale 10,1 al 7%).

La legge di Okun è una legge basata su osservazioni empiriche e dice che il tasso di disoccupazione scende di un punto percentuale ogni due-tre punti di crescita del Pil.

Comunque la si pensi si tratta di valori enormi: anzitutto il Pil dovrebbe crescere del 3 per cento, il doppio del 2018 e il triplo del previsto nel 2019 e 2020.

L’impatto della manovra dovrebbe essere sconvolgente. E comunque muovere l’economia come mai nel recente passato è avvenuto.

La manovra contiene anche tagli che naturalmente avranno un effetto. Cioè si prendono soldi da una parte e li si spostano a un’altra confidando che la nuova collocazione possa avere una propensione alla spesa maggiore e quindi avere un impatto più forte sulla struttura dei consumi.

Buona fortuna Italia.

 

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