Il Mclavoro (2)

  • Posted by Gianni Molinari
  • On 12 Febbraio 2010
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Ray Kroc

Flessibilità e mobilità sono le due parole magiche dell’idea di mercato di lavoro che la politica italiana ha abbracciato nell’ultimo decennio. Siccome la politica italiana deve trovare sempre in ogni scelta il conforto di un modello nel caso specifico si è scelto quello degli Stati Uniti (non c’è verso di spiegare che le due realtà, come dire, sono abbastanza differenti, per usare un eufemismo).

C’è tuttavia un primo problema che sfugge all’acuta analisi politica italica: non si può riformare una parte della vita delle persone (in questo caso il lavoro) lasciando immutato il resto. Non si può chiedere a un ragazzo di 25 anni, appena laureato, di saltare da una situazione di lavoro (chiamarlo contratto mi pare un po’ troppo) mentre tutto intorno il mondo resta rigido; non si può chiedere alle persone di stare con la valigia sotto la scrivania lasciando immutata la struttura dei monopoli naturali che domina questo Paese.

Quando si copia, ci si dimentica che quello che viene definito un modello è il risultato di complesse relazioni sviluppate per anni che mettono insieme fattori spesso non duplicabili: nel copia e incolla dunque si perdono elementi, il contesto e il pattern. Ne esce fuori una fotocopia sul tipo anni ’70.

Ma alla politica servono slogan con cui anestetizzare le masse. E l’America colpisce l’immaginario collettivo più di qualunque altra cosa.

Elisa Zamot la penserebbe diversamente. Colorado Springs: Elisa ha 16 anni il sabato mattina di sveglia alle 5,15, alle 5,30 fatta la doccia si infila la divisa di McDonald’s.  Alle 6 arriva da McDonald’s e prepara con il manager per l’apertura delle sette. Alle 14 dopo sette ore passate dietro il registratore di cassa torna a casa. I teenager come Elisa mandano avanti l’industria dei fast food. Non c’è altra industria negli States che abbia una forza lavoro così dominata dagli adolescenti. Circa i due terzi dei lavoratori dei fast food hanno meno di 20 anni. Elisa è un gamberetto.

Di Ray Kroc (l’uomo nella foto) alla prossima …..

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