Il mercato del pesce

  • Posted by Gianni Molinari
  • On 19 Luglio 2011
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  • Diritti acquisiti, euro, Manovra bis, pensioni, sanità, tremonti

Italico tricolore

Per il secondo anno consecutivo i conti dello Stato Italiano hanno dovuto subire un maquillage: sia nel 2010 sia nel 2011 i medesimi soggetti agli inizi di maggio avevano rassicurato gli italiani che la finanza pubblica non necessitava di intervento alcuno. A metà maggio ci era stato detto che erano necessari piccoli aggiustamenti, a metà luglio è legge una manovra – pare – da 79 miliardi di euro (parente a circa 150mila miliardi delle vecchie lire).

Peccato che i 79 euro entreranno nelle casse dello Stato più o meno tra il 2014 e il 2015: sicché i mercati finanziari internazionali hanno cominciato a pensare che si trattasse di una messinscena e hanno penalizzato i titoli del debito dello Stato italiano che difatti sarà costretto a pagare più interessi. Quindi serviranno più soldi, più di qui 79 miliardi.

I mercati – entità astratta evocata spesso a sproposito – e gli osservatori internazionali hanno capito bene che la manovra da 79 miliardi non risolve la <questione> strutturale della spesa dello Stato italiano. Infatti, l’Italia ha una struttura dei costi della sua amministrazione pubblica per sua natura crescente: di tanto in tanto si interviene e si sfronda ma da un secondo dopo i costi riprendono a crescere. Come la coda di un serpente.

Roma ladrona?

Non è sufficiente tagliare le pensioni, bisogna rivedere i cosiddetti <diritti acquisiti> (per pagare oggi la mia pensione non si può impoverire chi oggi lavora e domani sarà pensionato né si può lasciare sul lastrico chi ancora non è entrato nel mondo del lavoro), così come per la sanità bisogna davvero mettere mano alla questione della rete degli ospedali (si parla da anni di tagli, ma nessun ospedale è stato mai davvero chiuso) e dei farmaci (la cui distribuzione è spesa per lo Stato ma ingenti guadagni per la struttura commerciale monopolistica delle farmacie).

Non bastano le promesse: non bastano a chi detiene i bond ed è in un certo senso azionista dell’Italia, non basta al Paese che non vede l’uscita dal tunnel della bassa crescita.

Servirebbe del coraggio e un’intesa politica globale. Ma questa merce non è trattata al mercato del pesce nel quale ci muoviamo.

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