Ita-Lufthansa, coccodrilli e distratti

Ita-Lufthansa, coccodrilli e distratti

  • Posted by Gianni Molinari
  • On 26 Maggio 2023
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ITA Airways non era la compagnia di bandiera (come si intendeva una volta) dell’Italia e gli italiani da tempo hanno scelto Ryanair come propria compagnia preferita (1 passeggero su 3 in transito negli scali italiani l’ha usata).

Da dove nasce dunque questo sentimentalismo che fa scendere qualche lacrimuccia che sa tanto di coccodrillo?

Con l’avvio della cessione (per ora il 40%) di ITA (la compagnia aerea del ministero del Tesoro nata sulle ceneri dell’Alitalia)  a Lufthansa, parte un percorso che dovrebbe dare a ITA (compagnia dai pochi aerei, pochi collegamenti e quindi modestissimi numeri per il settore: appena il 7,8 dei passeggeri in Italia nel 2022)  una fisionomia definita: occupare lo spazio mediterraneo, riprendersi qualche destinazione italiana e mettere sotto la livrea tricolore qualche collegamento intercontinentale.

Il modello è il medesimo di altre tre compagnie nazionali finite sotto l’ombrello Lufthansa (Swiss, Austrian e Brussels tutte nate da ceneri simili a quelle dell’Alitalia), una certa autonomia, nessun assorbimento e il feederaggio (cioè voli verso i grandi hub di Monaco di Baviera e Francoforte per le rotte intercontinentali).

Certo l’Italia ha dimensioni e appeal diversi e quindi Fiumicino diventerà hub importante (forse più di quanto già lo è), senza dimenticare Malpensa e soprattutto Linate.

Perché Linate negli ultimi anni, complice il ridimensionamento, a cura dell’Alta Velocità ferroviaria, della rotta dalle uova d’oro con Fiumicino, è scivolato all’ottavo posto nella classifica degli scali non solo dopo Fiumicino e Malpensa, ma anche dietro Bergamo (il vero secondo aeroporto di Milano), Napoli, Catania, Venezia e Bologna e avanti di un soffio su Palermo.

Ma Linate è il cuore della regione economica che ha rapporti strettissimi e importantissimi con la Germania (motivo per il quale all’epoca, pur sgangherati, fummo ammessi all’Euro) e l’occhio di Lufthansa sarà davvero particolare!

Certo è da capire come: ITA ha 71 aerei, ne avrà 94 a fine 2027 (che non è domani). Soprattutto quali aerei avrà: una cosa solo le rotte europee, un’altra le intercontinentali.

Inoltre, il mondo è un po’ cambiato (come sanno a Francoforte e molto poco a Roma): il sistema aeroportuale italiano dopo aver subito per anni le scelte dell’Alitalia (e i suoi debiti) ha da tempo svoltato verso le low cost, tante e più reattive ai mercati (l’Alitalia avrebbe mai portato oggi un aereo a Comiso o a Trapani?) .

Non è un caso che Bergamo, terzo aeroporto d’Italia, si sia sviluppato con Ryanair, o che Napoli sia base di almeno 4 compagnie low cost e abbia voli intercontinentali (mai immaginati dalla Freccia alata).

ITA-Lufthansa dovrà fare i conti con questo.

Così come è tutto da vedere quanto varrà davvero – al di là della generosa propaganda – il collegamento Alta Velocità che Trenitalia e Aeroporti di Roma hanno messo in piedi da Napoli, Bologna, Padova e Venezia (che ha propri voli intercontinentali diretti e peraltro della medesima proprietà di Fiumicino, cioè Atlantia) verso Fiumicino: un giochetto per provare a sottrarre viaggiatori intercontinentali e portarli a Roma.

Per ora si registrano i ritardi delle varie interruzioni della linea AV sia per motivi tecnici sia per il maltempo che mal si conciliano con gli orari di un volo intercontinentale….

Con Lufthansa si spera si chiuda l’epoca dei bilanci Alitalia (e Ita) ripianati dai contribuenti e si importi la gestione della compagnia tedesca (quando gli aerei non partono dall’incredibilmente inefficiente aeroporto di Berlino, zimbello di tutta la Germania).

Chi oggi, come, tra gli altri, l’avvocato del popolo, lamenta la cessione di un pezzo di Italia all’odiato vicino teutonico, o chi lamenta la fine dei fasti, del cibo meraviglioso (lecito nutrire qualche dubbio), della puntualità (io, per esempio, abbandonato nell’aeroporto di Budapest nel giorno del fallimento della Malev di cui avevo il biglietto in code-sharing con Alitalia dopo aver volato all’andata avvolto nell’italico tricolore) dell’eleganza delle divise dell’Alitalia e di vario altro “dolciume” che non ci sarà più piegato dalle linee essenziali del BauHaus e dalla rozzezza dello stinco, non sa di cosa parla e avrà certamente volato, qualche volta, ma con altre compagnie.

A mitigare il dispiacere ci sarà certamente il ritorno, quando ci sarà qualcosa di cui pregiarsi, del marchio e dei simboli Alitalia, comprati per 90 milioni da Ita (cioè dal Tesoro) dal commissario liquidatore di Alitalia. 

Alitalia ha fatto negli anni 13 miliardi di debiti, ha avuto più storie – certamente momenti di gloria – (ITA passa ai tedeschi con oltre 600 milioni di debiti maturati da ottobre 2021), nei vari passaggi (tipo gli imprenditori coraggiosi, Etihad) della suoi 46 anni: in tutto questo baillame restano due gestioni commissariali (una da più di dieci anni) e le macerie.

Tra l’altro è stato praticamente distrutto il polo delle manutenzioni – che era uno scrigno di competenze e risultati anche migliori della compagnia proprietaria – che con grande fatica un imprenditore napoletano, Gianni Lettieri, sta rimettendo in piedi prima acquisendo Atitech e poi vari pezzi di Alitalia Maintenance riportando alle compagnie clienti il servizio di assistenza “sulla linea”  in tutto il mondo.

Da dove – il mondo –  con i voli e le manutenzioni, erano fuggite le gestioni Alitalia del terzo millennio.

Ps 1: in foto (mia) le hostess Alitalia (incazzate) dell’ultimo volo partito da Napoli (nessuno di quanti hanno volato nell’ultimo giorno di Alitalia è stato poi assunto il giorno dopo da Ita. Il copilota di quel volo ha cambiato lavoro: è un musicista affermato)

Ps 2: L’ultimo “regalo” dell’Alitalia l’ha fatto a Napoli nell’ultimo giorno di vita della compagnia (il 14 ottobre 2021) : l’ultimo take off da Napoli a Milano Linate intorno alle 9 del 14 ottobre 2021. Quello programmato (che gloriosamente è stato comunque annunciato dalla Tv di stato e da altri acuti commentatori) per le 19 è stato cancellato.

A terra sono rimasti: 2,5 milioni di euro di diritti di atterraggio da pagare alla Gesac gestore di Capodichino. Che immagino non li avrà mai.

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