La fantasia al potere
- Posted by Gianni Molinari
- On 30 Maggio 2010
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Non ci voleva molta fantasia se bisognava replicare nei modi le decine di manovre correttive che questo Paese subisce dagli anni ’80. A furia di correggere non dovrebbe essere rimasto granché da tagliare, se nel passato si è davvero tagliato. Ed ecco perché ancora una volta gli italiani stringeranno la cinghia ma sarà utile solo all’oggi.
Infatti, i meccanismi produttori della spesa pubblica restano immutati, come motori di una Ferrari pronti a divorare combustibile, ma purtroppo per l’Italia girando a vuoto.
Non saranno le finestre pensionistiche che non si aprono, né i salari del pubblico impiego congelati, né il furioso taglia taglia tra enti utili e inutili a risolvere il problema dello Stato che consuma molto (e produce poco o nulla): serve altro e forse in questo magma generale si sarebbe potuto fare anche più facilmente di quello che si è portati a pensare.
Per fare un esempio: le Province. Quelle con 220mila abitanti sono comparse e ricomparse in una notte (la Lega non tollera tagli se si fanno dalle sue parti!): la stragrande maggioranza dei cittadini non sa nemmeno quali siano i compiti delle Province. Quei pochi compiti -insieme ai dipendenti – potevano essere trasferiti ai comuni e il gioco era fatto. osa si sarebbe risparmiato: si immagini quanti immobili delle Province non sono di proprietà e sono locali; quanti autoparchi con inutili doppioni (si pensi che per togliere la neve dalle strade agiscono almeno quattro entità: i concessionari autostradali, l’Anas, le Province e i Comuni: e immaginate cosa significa questo in termini di coordinamento vero!), quante migliaia di linee telefoniche, quanti inutili servizi generali e coì cantando!
E poi gli ospedali: ci sono territori che hanno 11 ospedali a pochi chilometri l’uno dall’altro con servizi specialistici uguali e con un’altissima emigrazione sanitaria specifica! Basterebbe – federalisticamente parlando – fotografare la spesa sanitaria per prestazioni e così distribuire risorse, posti letto, medici e paramedici. E non solo soldi.
In tutto questo il Paese si sta per privare di centri di ricerca fondamentali per il suo futuro e di luoghi dove è conservata e studiata la sua memoria. Qualcuno crede ancora che l’Italia è in declino?
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