La partita americana

La partita americana

La partita americana

  • Posted by Gianni Molinari
  • On 31 Luglio 2016
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Cosa c’è dietro le elezioni del nuovo presidente degli Stai Uniti? Quale partita si sta giocando? Cosa propongono agli americani (e cosa subirà il resto del mondo) i due principali candidati Clinton e Trump?

La corsa alla Casa Bianca di novembre consegna anzitutto, al di là dei nomi, un quadro politico diverso da quello del passato soprattutto nel campo repubblicano dove i cosiddetti “Tea party” hanno orientato l’agenda politica del Gop soprattutto su immigrazione, politica estera e politiche sociali ipotizzando un paese “ad escludendum”.

Il muro con il Messico, lo stop all’immigrazione (già fortemente regolamentata con il mondo accademico e delle imprese pesantemente contrario), un interesse minore e soprattutto funzionale alle ragioni “interne” verso il resto del pianeta. Un Paese “chiuso”.

Un’inversione a “U” rispetto alle politiche democratiche e repubblicane praticate ininterrottamente negli States.

Gli Stati Uniti hanno fatto nascere tanta innovazione e crescita economica negli ultimi due secoli perché, nell’insieme, ricompensavano innovazione e investimenti. Non succedeva nel vuoto pneumatico, era favorito da un particolare insieme di accordi politici e istituzioni politiche inclusive, che impedivano che un’élite o altri gruppi ristretti monopolizzassero il potere politico e lo sfruttassero a proprio vantaggio e a spese della società.

E’ il volume “La nuova rivoluzione delle macchine: Lavoro e prosperità nell’era della tecnologia trionfante” di Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee che è illuminante sulla partita che si sta giocando nella campagna elettorale Usa perché spiega – raccontando della seconda età delle macchine – il ruolo importante degli immigrati nella crescita Usa e le preoccupazioni per l’affievolimento di quel contributo.

Per la prima volta da decenni il tasso di crescita delle imprese fondate da immigrati è rimasto stagnante, se non in calo. Rispetto ai precedenti decenni caratterizzati da una crescita dell’imprenditoria degli immigrati, gli ultimi sette anni sono stati testimoni di un appiattimento di questa tendenza.

L’innovazione è il propulsore degli Stati Uniti non solo in economia ma anche nel concetto di società aperta dove tutti hanno chances. Mettere in discussione questo principio significa mettere in discussione il Dna stesso degli Stati Uniti.

 

 

 

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