La sfida del tempo

La sfida del tempo

  • Posted by Gianni Molinari
  • On 28 Marzo 2016
  • 0 Comments

Ci guardiamo indietro per non affrontare le sfide del nostro tempo.

C’è un refrain nella discussione collettiva: “prima era meglio”.

“Prima” sono gli anni ’80 e ’90: gli anni della spesa pubblica facilissima che ha aperto la voragine del declino nella quale siamo piombati.

Lo Stato ha gonfiato tutto e sgonfiato le intelligenze tanto non serviva distinguersi o fare di più e meglio, il merito era una brutta parola: nella consociazione far sparire la meritocrazia era il punto di tacito accordo generale. Democristiani e comunisti avevano un apparato ideologico in materia alle spalle adeguato alla bisogna. Solo Craxi cominciò a dire cose diverse, ma poi si perse per strada.

Livellare, appiattire, assopire. Così il debito pubblico è arrivato a 2.170 miliardi di euro!

E oggi ci sono due generazioni che, nate e vissute, in quel brodo sono incapaci di leggere la realtà e si rifugiano nel passato, cercando elementi di sicurezza da contrapporre alle novità correnti.

Nel mio decadente mondo della comunicazione, è un must il ricordo della Lettera 32 e di quello che la circondava.

E’ vero era un altro mondo: le assunzioni le facevano i partiti, la mobilità era nulla o collegata alla tessera di partito, i figli ereditavano il lavoro dei padri, i giornali vivevano in un beato monopolio (esilarante la storia raccontata da un collega lucano ora firma molto nota di quando corrispondente dal suo paese scrisse un articolo su una riunione del consiglio comunale che l’ineffabile culo di pietra che governava la redazione pubblico dopo un mese: peccato che nel frattempo c’erano state altre due riunioni! Ma non successe nulla e il culo di pietra – protagonista di centinaia di questi esilaranti episodi – ha continuato tranquillo nella sua folgorante carriera), la pubblicità era fintamente contesa con la tv, le pensioni si chiamavano, se non sbaglio, baby-pensioni.

Ma si scriveva con la Lettera 32 e nell’aria c’era l’odore della Coccoina (nel presente sostituita dalla cocaina) !

Il conto lo paga chi è rimasto.

E così in tutto il Paese: nell’industria che ha declinato alla sfida della ricerca e dell’innovazione, nella scuola ridotta a cassa di compensazione per dare sfogo a laureati senza né arte né parte (ponendo basi solide per futuri e ancor più grandi disastri), nell’università che la Dc ha appaltato alla sinistra illuminata e progressista (sic!).

Opera poi completata dal ventennio della fuffa berlusconiana che avendo promesso la rivoluzione liberale (un ossimoro) si è fermato alla tutela del patrimonio di famiglia.

Ogni tempo ha i suoi uomini, le sue idee, le sue sfide. Non sono né meglio, né peggio di quelle dei periodi precedenti.

Ma le sfide vanno accettate, va accettato il rischio, va gestita l’alea: l’azione di Ned Ludd ha dimostrato l’inutilità di opporsi al progresso.

Rifugiarsi nel passato è solo un’ alibi per aspettare la pensione.

0 Comments

Leave Reply