Un museo, il lascito di Jacques Chirac: quando la politica può essere illuminata
- Posted by Gianni Molinari
- On 25 Ottobre 2019
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Poco lontano dalla Tour Eiffel, la Francia celebra le arti non occidentali: è il Quai Branly, l’ultimo grande museo realizzato a Parigi. Il museo fu inaugurato il 23 Giugno del 2006 dall’allora presidente Jacques Chirac, che ne era stato il committente durante il primo mandato presidenziale.
Jacques Chirac è morto il 26 settembre 2019: gollista, enaista, interprete della “grandeur” francese: da sindaco di Parigi ne ha varato il piano regolatore e risanato l’area de Les Halles.
Diciamo che non è passato inosservato, come tutti i suoi predecessori e un po’ meno i suoi successori (alcuni noti più per le amanti e i disastri politici che per altro).
Chiraca era gollista dentro: la sua era un’azione politica che si muoveva all’interno di una visione di Paese che giocava alla pari con le superpotenze sullo scacchiere mondiale. Un ruolo – come dire – che la Francia si poteva permettere anche grazie al passato coloniale che le ha lasciato relazioni privilegiate soprattutto con l’Africa (taluni indicano in Parigi la capitale del continente africano), al possesso della force de frappe (Fu Chirac a fa riprendere i test a Moururoa e poi, nel mutato quadro geopolitico a ridefinire i mezzi dell’aresenale nucleare sempre però all’interno della dottrina della dissuasione.
Ed era gollista dentro quando, sull’onda della propria passione per l’antropologia, diede impulso alla creazione di un museo che doveva essere
“un luogo originale che rende giustizia all’infinita diversità delle culture, un luogo che manifesta una prospettiva diversa sul genio dei popoli e delle civiltà di Africa, Asia, Oceania e Americhe”.
Ma non un semplice museo ma
un centro di ricerca e insegnamento, dove promuovere l’incontro interdisciplinare tra
accademici, curatori, studenti e visitatori. Attraverso le sue pubblicazioni, l’accoglienza
di ricercatori stranieri, l’organizzazione di colloqui o la sua università popolare, intende
migliorare comprensione e promozione delle civiltà non occidentali, nonché della loro
democratizzazione
Questo era il fondatore della destra francese degli anni ’80 e ’90.
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