Ma il made in Italy alimentare ha bisogno davvero di essere difeso con il coltello tra i denti?
- Posted by Gianni Molinari
- On 2 Dicembre 2023
- 0 Comments
E’ curioso – e anche un po’ offensivo per chi tutti i giorni ci lavora – come la narrazione sul cibo italiano sia falsa e addomesticata alla necessità politica di addensare consenso su questioni che possono essere conosciute in modo approfondito solo da chi ha le mani in pasta.
Cioè si producono fake news!
L’alimentare italiano nel mondo – se ne facciano una ragione i sovranisti tricolore e anche i loro sparring partner del “km zero” – non sta bene, sta benissimo e anche i fenomeni, che non fanno dormire la Coldiretti e i suoi amici, di “cibo tricolore tarocco” alla fine sono un potente traino giacché chi compra prima il falso, poi vorrà l’originale (ci sono fior di ricerche e forse basterebbe un po’ viaggiare e girare, non con la bocca aperte, tra i supermercati all’estero).
Del nostro imponente export nel 2022, i prodotti alimentari valevano oltre 52 miliardi (36 nei primi otto mesi del 2023), pari 8,36% di tutte le merci che portiamo all’estero. A questi vanno aggiunti i prodotti agricoli, della silvicoltura e della pesca che aggiungono altri 8,3 miliardi (5,6 nei primi otto mesi del 2023) pari all’1,34%.
Tengasi presente che l’export italiano ha settori strategici come i macchinari (92 miliardi), i mezzi di trasporto (61), i prodotti in metallo (73) e il tessile-abbigliamento (65) che peraltro hanno effetti moltiplicativi su occupazione e indotto molto più ampi dell’alimentare!
Sul food, cioè i prodotti trasformati (una patata è un prodotto agricolo, una patatina è un prodotto alimentare per capirci) siamo imbattibili e imbattuti.
Dove siamo meno forti? Siamo meno forti o anche deboli nelle produzioni agricole: per esempio la Spagna ci annienta nella produzione di olio, di arance, di insalate; l’Olanda ci precede in tutta l’area anglosassone nei pomodori e così potremmo proseguire.
E perché siamo deboli? Perché le nostre aziende agricole hanno una dimensione bassa. Tendiamo a Malta più che a Germania, Francia e Spagna.
Nel 2020 la superficie agricola utilizzabile media (Sau) di un’azienda italiana era ben di 11,05 ettari, contro i quasi 70 della Francia e 63 della Germania, ma anche i 26 della Spagna (che ha caratteristiche orografiche assai simili alle nostre, così i puristi si tranquillizzano) !
E perché abbiamo una Sau così ridotta? Beh quello bisogna chiederlo anche alla Coldiretti – cioè da quelli che più si agitano sulla difesa dei prodotti made in Italy – che dalla proposta di riforma della politica agricola comunitaria dell’alloca commissario Ue all’Agricoltura Sicco Leendert Mansholt in poi ha affondato ogni progetto di ricomposizione fondiaria perché l’interesse era avere una larga base di iscritti da usare prima per portare voti alla Dc, poi a Forza Italia e Ora a Fratelli d’Italia.
Quindi aziende piccole, reddito inferiore, meccanizzazione ridotta, meno addetti, più gracili ed esposte finanziariamente.
Ma il problema sarebbe la presunta carne coltivata.
Grafico tratto da Pianeta Psr
0 Comments