Calisto Tanzi, il crac Parmalat e il business delle banche

Calisto Tanzi, il crac Parmalat e il business delle banche

  • Posted by Gianni Molinari
  • On 1 Gennaio 2022
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A fine dicembre 2003 quando scoppiò la “bolla” della Parmalat non era chiaro a tutti cosa fosse successo. Cioè perché un’azienda il cui marchio era sulle tavole di tutti gli italiani aveva un debito di 14 miliardi di euro. E come fosse stato possibile che l’azienda fosse arrivata a uno stato di tale coma finanziario senza che ci fossero stati segnali se non alla fine del 2003.

Su questo per anni si è discusso, ci sono stati processi che hanno riguardato con diversi esiti banche, banchieri e società di revisione. Eppure alla fine hanno pagato il debito con la giustizia fondamentalmente solo in due Calisto Tanzi, presidente e padrone (morto oggi a 83 anni), e Fausto Tonna, il direttore finanziario.

Entrambi persone di capacità straordinaria, entrambi con un tratto eccessivo, quasi megalomane.

Eppure il crac Parmalat – visto oggi dopo quasi 20 anni – ha in se tutti gli elementi che poi saranno alla base della Grande Crisi del 2008.

Parmalat cominciò una crescita attraverso acquisizioni, molte non collegate al business originario, a prezzi irragionevoli, acquisizioni di società all’estero in mercati scarsamente remunerativi, investimenti per salvare aziende decotte e fare favori a politici e banchieri.

A un certo punto la gestione di Parmalat diventa esclusivamente finanziaria, della parte produttiva interessa ormai poco. La società finisce nel gorgo delle banche d’affari che a Collecchio consigliano gli strumenti finanziari più spregiudicati volti solo a mantenere il castello di sabbia in piedi.

Esattamente come è successo qualche anno dopo con i mutui sub prime: debiti ad alto rischio spostati da una banca all’altra, da una società finanziaria all’altra fino a esplodere e travolgere il mondo.

Tutto questo per Parmalat e per i sub prime è avvenuto perché erano gli anni in cui i controlli sulla finanza erano considerati un freno allo sviluppo e perché il sistema delle commissioni era talmente lucroso e diffuso (oltre alla solita solfa di chi sta dentro le catene di Sant’Antonio e spera di non rimanere con il cerino in mano) da tenere tutti buoni.

E oggi uno degli avvocati di Tanzi, Gian Piero Biancolella, lamenta che «non sia stata fatta, malgrado i processi celebrati, piena luce sulle responsabilità del crac che travolse Parmalat».

La domanda è: quel sistema è ancora in piedi?

Qui alcuni pezzi che ho scritto all’epoca del crac

Nella foto lo stabilimento di Atella (Potenza) ex Mister Day (la linea di biscotti della Parmalat), realizzato dopo il terremoto del 1980 e in seguito al crac ceduto al gruppo Vicenzi e ora abbandonato

 

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