Pensioni, pensionati e la proposta rivoluzionaria dei punti francesi
- Posted by Gianni Molinari
- On 21 Settembre 2021
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- francia, Inps, lavori usuranti, pensioni
Ogni stagione ha la sua riforma delle pensioni, ogni riforma ha il suo dettaglio da definire, ogni dettaglio ha la sua lobby di riferimento, ogni lobby ha i suoi supporter nel governo e nel Parlamento, ogni governo e ogni Paramento ha i suoi conti da far quadrare.
Ed è così che non c’è mai una riforma che regge più di qualche anno (anche perché nessuno ha il coraggio di chiamare davvero le cose per nome) e soprattutto perché nessuna riforma prende in considerazione un elemento molto semplice: il mondo del lavoro non è più quello del ‘900. Nè si può fare la rincorsa ai tempi allungando e allargando le liste di lavori cosiddetti usuranti.
La profonda rivoluzione del mondo del lavoro, il superamento del blocco operaio, l’arrivo dei contratti a termine, la polverizzazione dei diritti del ‘900, l’aumento delle prospettive di vita e la riduzione delle nascite, lo sconvolgimento dei cicli produttivi, l’automazione, la frammentazione delle funzioni, lo spostamento dell’asse dalla manifattura ai servizi porta in una sola direzione: il riconoscimento delle differenze individuali.
Ma come farlo senza minare i principi dello stato democratico: solidarietà, equità, sostenibilità?
Lo scorso mese di giugno in Francia una commissione internazionale di studiosi presieduta da Olivier Blanchard, professore di Economics al Mit e ad Harvard (notissimo agli studenti di economia di tutto il mondo per il manuale di Macroeconomia), incaricata da France Stratégie, una sorta di think tank pubblico ha pubblicato un rapporto sulle grandi sfide economiche.
Il rapporto indica per la Francia tre sfide: il cambiamento climatico, le disuguaglianze e l’insicurezza economica, il cambiamento demografico.
Nel capitolo del cambiamento demografico un pezzo importante è dedicato al sistema pensionistico con una proposta rivoluzionaria: un sistema a punti “semplice e trasparente”.
Generalmente penso che non sia utile prendere pezzi di un paese e compararli con un altro, tuttavia questa è una proposta di lavoro e quello che interessa è il sistema di calcolo e la personalizzazione.
Questa è la proposta
La premessa
Un sistema pensionistico equo è un sistema che riconosce le differenze tra i lavoratori gli uni dagli altri in molti modi. Alcuni hanno carriere irregolari, altri hanno lavorato lavori duri. Altri ancora hanno lavorato in lavori a bassa retribuzione e hanno acquisito relativamente pochi punti, rischiando così di cadere in povertà nella vecchiaia. Infine, alcuni lavoratori, a una data età pensionabile, hanno un’aspettativa di vita più lunga, altri più breve.
L’intera questione è come tenere conto di queste differenze in un modo trasparente ed equo e che eviti abusi.
Il sistema a punti
• Durante la loro vita attiva, i lavoratori ricevono punti, ad esempio 100 punti se il loro stipendio è pari allo stipendio medio del tempo, 200 punti se è il doppio dello stipendio medio, e così via. Se alcune condizioni sono soddisfatte, i punti possono essere assegnati anche nei periodi di inoccupazione (come già avviene per la maternità, l’assistenza ai parenti o la disoccupazione). Calcolare il numero di punti nella forma di una percentuale dello stipendio medio consente al reddito percepito all’inizio della carriera di avere lo stesso valore di quello percepito in seguito: ad esempio, essere pagati con il salario medio di oggi ed esserlo stati dieci anni fa ti permette di acquisire gli stessi diritti alla pensione;
• I punti vengono accreditati su un conto pensionistico individuale durante il durata della carriera fino alla data della domanda di pensione;
• Al momento della liquidazione, i punti acquisiti vengono convertiti in pensione di vecchiaia inizialmente in modo proporzionale alla pensione media dell’anno in corso (i lavoratori a bassa retribuzione beneficiano di “punti gratuiti” al momento del calcolo di questa pensione iniziale). Un punto corrisponde a un certo importo in euro (il “Valore del Servizio”) ogni anno. Il valore del servizio viene adeguato annualmente per tutti i pensionati in base ad aumenti e variazioni dei salari e ai cambiamenti demografici.
Quindi, una persona che 1,2 volte il numero medio di punti acquisiti da tutti i pensionati durante l’anno riceverà 1,2 volte la pensione media. Inoltre, per ogni anno il valore del servizio il punto sarà lo stesso per tutti i pensionati, siano essi di 62 o 83 anni;
• È possibile accumulare una pensione di vecchiaia e un reddito da lavoro: una persona in buona salute che vuole ancora lavorare può dare un contributo alla società rimanendo al lavoro;
La proposta offre un margine di scelta individuale pur mantenendo un’età pensionabile minima:
• L’età minima per il pensionamento corrisponde alla data a partire dalla quale una persona attiva può chiedere la liquidazione della sua pensione. L’età è la stessa per tutti;
• Le persone che continuano a lavorare oltre questa età e aspettano richiedere la liquidazione della pensione continuano a guadagnare punti in questi ulteriori anni di lavoro. Il valore di questi punti è soggetto a modifiche sostanzialmente neutre sul piano attuariale, riflettendo le osservazioni che queste persone non sostengono spese per il piano pensionistico durante il periodo supplementare e che il numero di anni in cui riceveranno una pensione diminuisce. Per “ampiamente attuariale neutrale” intendiamo che il differimento della data di liquidazione è un’operazione che comporta un saldo invariato in media, sia di quanto costa al sistema, sia, simmetricamente, di quanto riceve il lavoratore.Occorre fissare un’età massima per andare in pensione?
Poiché il datore di lavoro e il lavoratore sono d’accordo nel proseguire il rapporto di lavoro, difficilmente sembra giustificato imporre un’età massima. Tuttavia, potrebbe essere necessario eseguire modifiche legislative e dei contratti a tutela del lavoro e dei contratti di lavoro oltre l’età pensionabile minima.
Commento
Il sistema sembra essere equilibrato e capace di valorizzare le differenze senza lasciare a piedi nessuno. Non è chiaro se è una redistribuzione della torta n modo più equo (e comunque prevedrebbe una transizione dall’attuale sistema) o se ci sarà un impatto sulla spesa pensionistica.
Quello che è chiaro è che parrebbero esserci margini di flessibilità che sistemi più rigidi non hanno perché non personalizzabili come questo.
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