Ricchi & poveri
- Posted by Gianni Molinari
- On 22 Gennaio 2016
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La lezione che possiamo trarre dagli ultimi due secoli è che libertà e benessere marciano di pari passo con prosperità e commercio (Matt Ridley, Un ottimista razionale).
Il rapporto Oxfam, applicando la sconosciuta al grande pubblico (ma ampiamente nota ai poveri studenti di economia) curva di Lorenz, ha raccontato le gravi disuguaglianze del mondo sintetizzate nell’headline “in mano a 62 persone l’1 per cento della ricchezza del mondo”.
Il tema è ricorrente nell’analisi economica: come ridurre le disuguaglianze, redistribuire il reddito, offrire a tutti le medesime opportunità.
E purtroppo la risposta è sempre la stessa: questi risultati sono perseguibili solo abbattendo i monopoli (che restano la più grande riserva di caccia dei Paperoni), aprendo i mercati, favorendo la concorrenza.
Scrive Herb Gintis: «Le società che fanno un uso intenso dei mercati sviluppano una cultura di cooperazione, correttezza e rispetto per l’individuo».
Una lezione che comincia a condizionare anche la Cina che ora – dopo essersi avvicinata al mercato dal lato dell’offerta con la sua prepotente capacità produttiva nella manifattura che tanto ha condizionato e spaventato l’evoluto occidente – ora comincia a confrontarsi con il lato della domanda: richiesta di servizi, qualità della vita e diritti dei lavoratori che, in modo superficiale, aveva considerato una pertinenza delle macchine e non parti fondamentali del mondo della produzione e bacino determinante della capacità di tenere alto la propria capacità di sviluppo.
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