La sfida del “cecato”, L’estate di sangue dei Casalesi sul litorale domizio
2008

Il tempo

L’orrore della Domiziana merita una sola risposta. Quella della legge dello Stato. Da mesi nelle strade dell’aversano e del litorale si muove con disinvoltura un gruppo di fuoco che sta cercando di determinare nuovi equilibri nei clan e tenta di imporre, a colpi di kalashnikov, la propria legge della sopraffazione sugli operatori economici e sui cittadini.

Lo fa tentando di seminare il terrore: 50 proiettili esplosi contro un caseificio, 40 contro un negozio di materiale elettrico non sono intimidazioni, ma un atto terroristico per seminare paura e scoraggiare quanti coraggiosamente in questi mesi hanno denunciato il racket e gli emissari dei Casalesi. E poi ci sono le minacce a magistrati, scrittori e giornalisti.

La «strage della sartoria» apre un capitolo ancor piu’ destabilizzante. Nel litorale la convivenza tra le comunita’ locali e i molti immigrati, regolari e irregolari, e’ ogni giorno costruire un difficile equilibrio instabile, l’assalto di giovedi’ notte fa saltare il coperchio a diffidenze covate da tempo e purtroppo semplicisticamente ignorate. L’area della Domiziana da anni e’ lo sfogo di tensioni economiche e criminali che, inizialmente generate altrove, hanno poi trovato logiche, coperture e radicamento in un territorio violato nella sua integrita’ e nella sua dignita’. Ieri il vescovo di Capua, Schettino, visitando i luoghi della strage ha chiesto un intervento straordinario del governo come «ha fatto per risolvere la questione rifiuti» perche’ «gli enti locali e in particolare il Comune, non possono affrontare e risolvere da soli» problemi così grandi.

Non servono soldi. O almeno non servono soldi pubblici. Serve, invece, che lo Stato applichi le sue leggi, le applichi 365 giorni, le applichi in modo continuo. Nel Litorale hanno trovato rifugio in questi anni i latitanti del napoletano, hanno trovato spazi e protezioni bande di trafficanti di droga, italiane e africane: bastava trovare un accordo con i Casalesi. E, ovviamente, pagare.

I Casalesi hanno imposto la loro legge. Più ardua e lenta è stata l’opera dello Stato. Quando è stato ucciso l’onesto e coraggioso Noviello le telecamere della videosorveglianza che inquadravano la zona del delitto erano spente. L’altra sera erano puntate sulla sala giochi di Celiento: questa volta funzionavano. Latitanti eccellenti guidano i clan, sottoscrivono documenti che vengono letti nei Tribunali, gestiscono lucrose e complesse attività criminali.

Iovine e Zagaria, «i grandi capi» dei Casalesi sono ricercati dal 1995. Sulla presenza nelle strade di Casale di Cirillo e Setola, i due killer che stanno seminando il terrore in questi mesi, girano leggende metropolitane. Quattro nomi, operazioni di polizia certamente difficili. Ma ora è indispensabile prendere capi e killer. Ormai non c’è più tempo.