Le piazze contro Uber, Booking.com & low cost: il monopolio non muore mai!

Le piazze contro Uber, Booking.com & low cost: il monopolio non muore mai!

  • Posted by Gianni Molinari
  • On 19 Maggio 2014
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E’ inutile. Questo è il Paese del monopolio, delle posizioni precostituite, dei diritti acquisiti con poco.

Non è affatto un caso che negli stessi giorni le piazze si rivoltino contro tre fenomeni che hanno cambiato il nostro modo di vivere: le compagnie low cost, Uber e le prenotazioni alberghiere on line.

Le rivolte vengono da mondi che hanno sguazzato nel monopolio:

  1. Le low cost: nella trattativa per cedere il cadavere della compagnia di bandiera i salvatori di Etihad, il cavaliere bianco, tra l’altro, chiede di mettere il freno alle compagPagine da Dati_di_traffico_2013-2nie low cost. Perché, se non si possono smantellare i treni che, dopo anni di monopolio Alitalia, hanno smantellato la gallina dalle uova d’oro Roma-Milano (Fiumicino-Linate), almeno si possono creare ostacoli alle low cost che dominano sul mercato internazionale, soprattutto il medio-raggio. Ho già argomentato in passato. Aggiungo solo una domanda: quanti viaggi ognuno di noi ha fatto con le compagnie low cost in luoghi che non sono stati mai raggiunti e nion sarabbo mai raggiunti dall’Alitalia o da quello che ne sarà? Ed ancora sulle tratte coperte dall’Alitalia qual’era la differenza con i prezzi delle low cost? Si può pensare quello che si vuole dello spazio dei sedili Ryanair o delle gabelle varie imposte (e ora rimosse), ma le low cost hanno sconvolto il modo di muoversi con gli aerei e hanno aumentato il numero di passeggeri anche in aeroporti periferici i cui territori dall’aumento dei passeggeri hanno tratto un enorme indubbio giovamento. Pronto a discutere, numeri alla mano, di moltissimi casi che conosco direttamente. Gli italiani hanno scelto: basta vedere questa tabella dell’Enac.
  2. Uber: Uber e altre app (BlaBlacar, per esempio) hanno cambiato il modo di muoversi in città e fuori.  E hanno cambiato i costi. La mobilità è cambiata! Ma fino a oggi bisognava passare sotto le fosse caudine della corporazione dei tassisti: licenze mono e contingentate, tariffe bloccate, servizi metereopatici…. e chi li frequenta aggiunga il suo Il Comune di Milano – ha tuonato il portavoce del Comitato tassisti milanesi, Cosimo Tartaglia “deve chiudere immediatamente l’applicazione di noleggio con conducente Uber, altrimenti nei prossimi giorni potremmo decidere di attuare dei fermi del servizio Uber lavora contro la legge quadro 21 del 1992 che stabilisce in modo chiaro ruolo e caratteristiche di tassisti e di servizio noleggio con conducente”. L’assalto al manager italiano di Uber, Bendetta Arese Lucini, basterebbe a chiudere la discussione. Se ci fosse uno Stato vero, chi minaccia di fermare un servizio pubblico graziosamente concesso in monopolio, quale quello dei taxi, le licenze sarebbero già state ritirate e stracciate. Tanto perché nessuno può ricattare nessuno. Ma noi invice dobbiamo trattaare con tutti. Indipendentemente da quello che vogliono. Il caso delle quote latte docet! La storia di Uber come scrive il direttore di Wired, Massimo Russo, “Uber è il paradigma perfetto di un paese che non cresce: la repubblica dei raudi e della paura” ed ancoraDalle curve degli stadi alla vita quotidiana, non si  progredisce con la paura e l’odio verso chi è diverso”. Russo spiega poi il grande capolavoro del giornalismo italiano nel descrivere quello che è successo a Milano.
  3. Last but not least, le prenotazioni alberghiere on line. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha aperto una istruttoria sulle agenzie turistiche on line, come scrive nel suo comunicato (più correttamente si dovrebbe parlare di prenotazioni alberghiere on line) . L’Agcm “su segnalazione di Federalberghi, del gruppo Antitrust del Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza Guardia di Finanza e AICA, ha deciso di avviare un’istruttoria per verificare se le agenzie turistiche on line, Booking ed Expedia limitino, attraverso gli accordi con le strutture alberghiere, la concorrenza sul prezzo e sulle condizioni di prenotazione tra i diversi canali di vendita, ostacolando la possibilità per i consumatori di trovare sul mercato offerte più convenienti. Oggetto di analisi dell’Antitrust le clausole previste da Booking ed Expedia che vincolano le strutture ricettive a non offrire i propri servizi alberghieri a prezzi e condizioni migliori tramite altre agenzie di prenotazione online, e in generale, tramite qualsiasi altro canale di prenotazione (siti web degli alberghi compresi). Secondo l’Antitrust l’utilizzo di queste clausole da parte delle due principali piattaforme presenti sul mercato potrebbe limitare significativamente la concorrenza sia sulle commissioni richieste alle strutture ricettive che sui prezzi dei servizi alberghieri, in danno, in ultima analisi, dei consumatori finali”. Per tradurre: gli alberghi che si iscrivono a Booking.com e a Expedia vorrebbero fare quanto segue: prendere i clienti sui due siti (clienti che altrimenti non riuscirebbero quasi mai a contattare direttamente)  e poi – siccome ognuno va a vedere il sito originale dell’hotel che ha prescelto – offrire una tariffa più bassa, appunto sul proprio sito rispetto a quella dei due siti di prenotazioni (che ovviamente obbligano gli alberghi volontariamente iscrittisi a non offrire direttamente tariffe diverse da quelle offerto attraverso Booking.com ed Expedia). Questa è l’idea di concorrenza: una furbata e l’Agcm se ne occuperà fino al 30 luglio 2015! Ovviamente gli alberghi italiani sono tra i più cari in circolazione. Alleluja!

 

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