La surreale discussione sulla tassa sui contanti

La surreale discussione sulla tassa sui contanti

  • Posted by Gianni Molinari
  • On 24 Settembre 2019
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Una surreale discussione su eventuali commissioni sul prelievo dei contanti ai bancomat e agli sportelli delle banche ha invaso i social italiani.

La proposta di “Incentivare l’uso della moneta elettronica e di disincentivare il contante” è del direttore del Centro Studi di Confindustria, Andrea Montanino.

In sostanza si propone si operare un prelievo di una commissione del 2% sui prelievi agli Atm e agli sportelli superiori a 1.500 euro al mese. Questo significherebbe che fino a 1.500 euro non si pagherebbe nulla,  il 75% degli italiani ne sarebbe escluso.

I motivi di un attacco così frontale ai contanti sono facilmente intuibili.

Li sintetizza così Montanino:

  • la perdita di gettito fiscale e contributivo è stimata ancora sopra ai 100 miliardi di euro, solo in parte attribuibile a grandi evasori.
  • L’Italia è anche uno dei paesi dove meno diffuso è l’utilizzo di carte di pagamento: rispetto a una media europea superiore a 100 transazioni pro-capite annue, in Italia ne vengono effettuate meno della metà. L’utilizzo maggiore di metodi di pagamento digitale può far emergere gettito fiscale modificando le abitudini di spesa dei consumatori finali.

Al grido si rubano i soldi dei cittadini e si limita la libertà, si è scatenato il putiferio.

Eppure, guardando anche gli ultimi dati dell’Agenzia delle Entrate relativi ai redditi del 2017 (dichiarazioni del 2018) si può agevolmente constatare che il tema dovrebbe disinteressate quasi completamente l’italiano medio giacché – volendo fare tutte le semplificazioni più favorevoli agli ostili alla proposta Montanino – la soglia dei 1.500 euro mensili di contante è nella disponibilità solo del 20% di italiani che dispongono di un reddito annuo lordo superiore a 55mila euro.

Ad analoghe conclusioni sulla platea dei possibili assoggettati alla commissione giunge lo studio di Confindustria usando dati molto interessanti di riservata provenienza bancaria.

Cioè se ci sarà mai questa commissione, essa riguarderà i redditi alti che, peraltro, per loro natura hanno una più elevata propensione alla moneta elettronica non foss’altro per sventolare in giro le varie America Express Platino.

E dunque chi vuole il contante?La fine dei soldi

Dell’economia uno dei rami più complessi – almeno per me – è l’economia monetaria: forse per questo è molto affascinante. Ma appunto è estremamente complesso. Cioè meriterebbe che chi vi si accosta lo facesse con un minimo di conoscenza. E nell’economia monetaria da tempo si discute sul ridimensionamento del contante.

Kenneth S. Rogoff, già capo economista del e consigliere di amministrazione della Federal Reserve, ha raccolto le ragioni di chi ritiene il contante “un grave ostacolo al corretto funzionamento del sistema finanziario globale” nel volume La fine dei soldi (il Saggiatore).

“La cartamoneta – scrive – ha alcune caratteristiche particolari che a oggi nessun altro mezzo di transazione riesce a emulare: privacy quasi totale, compensazione quasi istantanea delle transazioni, autonomia rispetto a eventuali interruzioni della corrente elettrica e, naturalmente, profondo radicamento nella coscienza e cultura della società”, ma aggiunge “l’80-90 per cento della massa monetaria in valute forti su scala globale, circolano perlopiù nell’economia sommersa, e contribuiscono a facilitare evasione fiscale, criminalità e corruzione su larga scala“.

Ed ancora: “Le enormi masse di contante che circolano oggi, e in particolare le banconote di grosso taglio, rappresentano un enorme problema politico che deve essere urgentemente discusso, non assunto come dato di fatto immutabile”.

Sulla base di quetsi presupposti la Bce ha deciso dal primo gennaio 2019 di non stampare più la banconota da 500 euro che le persone comuni non hanno mai visto e che era uno struemnto prediletto per ripulire il denaro sporco.

L’altro fronte ostile alla riduzione del contante argomenta che è insufficiente la presenza di Pos per i pagamenti elettronici.

L’argomentazione è un po’ vera e un po’ falsa. In Italia è vero si è un po’ indietro, ma è anche vero che molto spesso i pagamenti elettronici, diciamo, non sono ben visti. Il grafico mostra, tuttavia, che il numero dei Pos – con gli ultimi dati disponibili – è aumentato enormemente.

Certo c’è da fare ancora. Qualche tempo fa ho provato a dimostrare che nel resto dell’Europa già da decenni (il mio primo esperimento è del 1996!) anche le piccole operazioni pagano con moneta elettronica.

Naturalmente per aiutare lo sviluppo dei pagamenti elettronici potrebbe aiutare quanche incentivo e Montanino per questo propone di “praticare un credito di imposta del 2 per cento al cliente che paga mediante carta di pagamento (carte di credito, debito e prepagate nominative) o bonifico bancario. Il consumatore paga il prezzo pieno ma accumula un reddito che verrà contabilizzato e comunicato dalla banca di appoggio della carta di pagamento. Il perimetro dell’iniziativa esclude le carte non nominative in quanto non associabili ad alcun codice fiscale”.

Tutto questo cosa c’entra con la libertà?

L’eliminazione del contante non è un pasto gratis, avvisava opportunamente Rogoff.

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