L’Ocse e l’Italia

35 ore si, no, però
Ottobre 1997

LAVORO: 35 ORE; OCSE, ITALIA LAVORA MENO MA PRODUCE DI PIU’
(ANSA) – POTENZA, 17 OTT – In Italia si lavora meno che negli altri Paesi industrializzati ma un’ ora di lavoro italiano produce piu’ che altrove. Infatti, l’ Italia – dopo l’ Olanda e la Norvegia – e’ il Paese, tra i 29 dell’ Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), con il minor numero di ore annuali lavorate, ma con la quota di Prodotto interno lordo (Pil) per ora lavorata – rispetto alla media dei Paesi dell’ Organizzazione – piu’ alta dopo l’ Olanda.
E’ quanto emerge dalle statistiche dell’ Ocse, pubblicate nel rapporto annuale del 1997 sulle prospettive del mercato del lavoro, che utilizzano dati del 1994. L’ indagine rivela l’ esistenza di una relazione inversa tra ore annuali di lavoro per persona e Pil per ora lavorata.
Un’ ora di lavoro in Olanda e in Italia e’ piu’ ”produttiva” che in Giappone (dove ogni anno un cittadino lavora in media 1.812 ore, ma l’ ora di lavoro produce un Pil inferiore di circa 20 punti alla media dell’ Ocse) o negli Stati Uniti (1.611 ore lavorate e 21,5 punti in piu’ rispetto alla media). Il Messico ha, invece, due primati: e’ il Paese con il numero annuale di ore di lavoro piu’ elevato (2.079) e con il maggior differenziale dalla media Ocse: solo 36,1.
Nella tabella che segue, le ore di lavoro e il prodotto interno per ora lavorata in alcuni Paesi aderenti all’ Ocse:
(ANSA).
XMO/LR
17-OTT-97 14:22 NNNN

LAVORO: 35 ORE; A POTENZA AZIENDA DOPO UN ANNO TORNA INDIETRO

(ANSA) – POTENZA, 17 ott – E’ durata non piu’ di un anno una esperienza di riduzione di orario di lavoro (36 ore a parita’ di salario) in un’ azienda metalmeccanica del potentino. Dopo dodici mesi di sperimentazione, alle ”Industrie del Basento” di Potenza (che ha rilevato impianti e lavoratori di uno stabilimento della Magneti Marelli e produce componenti per autovetture), i 150 lavoratori hanno chiesto di tornare indietro: 40 ore in cinque giorni alla settimana.
L’ accordo – firmato da azienda e sindacati agli inizi del 1994 – prevedeva tre turni di lavoro da sei ore ciascuno dal lunedi’ al sabato: per colmare la differenza tra ore lavorate e ore pagate l’ accordo prevedeva che una parte delle ore rientrassero nei permessi orari dei lavoratori (circa 90 ore), l’ altra fosse a carico dell’ azienda (altre 90 ore). Nel 1995 azienda e sindacati hanno concordato il ritorno ai vecchi turni: i lavoratori lo avevano sollecitato perche’, con le 36 ore in sei giorni, si era aggravata la situazione dei molti pendolari, che preferivano un orario piu’ lungo ma in meno giorni. (ANSA).
XMO
17-OTT-97 13:44

L’Ocse e l’Italia
Dicembre 1997

OCSE: CON LIBERALIZZAZIONE E’ BOOM, CENTUPLICATI TELEFONINI/ANSA
(DI GIANNI MOLINARI)
(ANSA) – POTENZA, 20 DIC – Secondo uno studio dell’Ocse, l’ organizzazione dei 29 Paesi piu’ industrializzati del mondo, la liberalizzazione dei mercati produce vantaggi ”importanti e duraturi” come la diminuzione dei prezzi, l’aumento degli investimenti e l’introduzione delle innovazioni e, una volta avviata, nei settori economici piu’ dinamici, crea lavoro.
Gli esperti dell’ Ocse hanno valutato che nelle industrie manifatturiere dei Paesi dell’Unione Europea, dove maggiori sono state le riforme per aumentare la concorrenza, la produttivita’ del lavoro e’ aumentata del doppio che nelle industrie che operano in ambito monopolistico (14 contro 7,5 per cento). Nel settore delle telecomunicazioni, la cessazione dei monopoli ha stimolato le nuove tecnologie e migliorato l’efficienza: tra il 1985 e il 1995 il numero degli abbonati ai telefoni cellulari e’ passato da 700mila e 71 milioni con un aumento piu’ rapido nei Paesi dove esistono piu’ gestori. E’ possibile – secondo lo studio dell’ Ocse – dimostrare che la maggiore efficienza prodotta con la ”deregulation” si traduce in prezzi piu’ bassi per i consumatori e le imprese.
“Deregulation” – per l’ Ocse – non e’ solo riduzione dell’intervento e del controllo degli Stati, ma e’ anche ”regolazione di qualita’ migliore” raccomandata soprattutto ”per proteggere gli interessi collettivi come l’ambiente, la sicurezza e la salute”.
Per quanto riguarda il lavoro nei contesti interessati da riforme strutturali, nei settori piu’ dinamici e’ possibile la creazione di nuovi impieghi: in Giappone e Finlandia la liberalizzazione ha consentito la creazione di nuovi impieghi perche’ la produzione e’ aumentata sensibilmente; in Svezia l’ allungamento dell’ orario di apertura dei supermercati ha aumentato l’ impiego nel settore del commercio dell’ 1,5 per cento; negli Stati Uniti, la ‘deregulation’ nel settore aereo, dopo un’ iniziale perdita di occupazione, ha portato a un aumento dei posti di lavoro dell’80 per cento rispetto ai livelli iniziali. Infine – secondo lo studio dell’ Ocse – la riduzione degli ostacoli normativi e delle formalita’ per le piccole e medie imprese e’ particolarmente importante ”perche’ esse rappresentano tra il 40 e l’ 80 per cento dell’ impiego totale e negli ultimi anni in Europa solo all’ origine della quasi totalita’ della creazione di nuovi posti di lavoro”.