La dieta di Cottarelli per le sedi regionali Rai

La dieta di Cottarelli per le sedi regionali Rai

La dieta di Cottarelli per le sedi regionali Rai

  • Posted by Gianni Molinari
  • On 13 Marzo 2014
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  • #cottarelli, #rai, #tgr

Sarà pure – come sostiene l’Usigrai “gravissima la dichiarazione rilasciata dal Commissario alla Spending Review, Carlo Cottarelli, in Commissione Bilancio al Senato”  perché “il tema della Rai e del Servizio Pubblico non può essere affrontato con questa approssimazione, con ‘un po’ di suggerimenti’ dispensati con imbarazzante faciloneria”, ma è arrivato il momento di chiedersi: la missione data alle sedi regionali della Rai è stata conseguita ed è tuttora valida? Le produzioni attuali rispondono a quella missione?  I costi sono in linea con il valore delle produzioni (p. esempio sarebbe carino sapere quanto costa un secondo dei tg regionali in rapporto ai nazionali)?

Tutto_quello_che_non_ha_fatto_la_politica_del_«noi_faremo»_-_Corriere_itPrima di Cottarelli delle sedi regionali si era occupata Milena Gabanelli in un articolo al Corriere della Sera.

Anche alla Gabanelli aveva risposto l’UsigRai sostenendo che “Le redazioni regionali non producono solo 3 tg al giorno, ma 3 telegiornali, 2 giornali radio, gli appuntamenti quotidiani della mattina Buongiorno Regione e Buongiorno Italia, un tg scientifico quotidiano, un settimanale, diverse rubriche quotidiane e settimanali a trasmissione nazionale, cui vanno aggiunti tutti i servizi che ogni giorno vengono prodotti per i tg nazionali”.

Poi il direttore della Tgr, Vincenzo Morgante, aggiunseNon siamo un peso, ma una risorsa: c’è gente che comincia a lavorare alle cinque del mattino, gli ultimi staccano dopo la mezzanotte, offriamo 8.500 ore di produzione tv e 600 di programmazione radio. Le redazioni sono 24, comprese quella bilingue di Aosta, e quella tedesca e ladina di Bolzano e slovena di Trieste, dislocate in 21 città, più tre centri distaccati a Udine, Catania e Sassari. La BBC ha 50 centri di produzione, France 3 ha 24 uffici regionali”.

Morgante ha giustamente richiamato le esperienze di Francia e Inghilterra. Avrebbe potuto richiamare anche quella più articolata tedesca. Sarebbe interessante conoscer i costi di quelle esperienze e sapere quanti giornalisti hanno in servizio (la Tgr ne ha 750 circa).

Se il tema è la spending review – come suggerisce Cottarelli – non si può certo dire “noi no”. Perché tra mezzi e risultati c’è un divario abissale. Per esempio  l’edizione notturna dall’orario ballerino e, quindi, a fidelizzazione impossibile  si spendono – come scrive la Gabanelli – solo di personale 4 milioni di euro. Facendo il conto della serva è il canone pagato da 35.242 famiglie. Tanto per fare il conto della serva.

I numeri sono modesti nel 2012 la media nazionale dello share dell’edizione delle 14 era del 16,31%, con un massimo del 42,78% della Valle d’Aosta e un minimo quasi ex aequo di Emilia Romagna (11,27%) e Sicilia (11,31%).

Mentre l’edizione delle 19.30 nel 2012 la media nazionale era del 14,16%, con ancora una volta la Valle d’Aosta in testa con il 39,41% e  in coda Campania (7,21%) e Sicilia (7,88%).

Tuttavia nell’ottobre del 2013 il consiglio di amministrazione della Rai, su proposta del direttore generale Gubitosi, nomina proprio il redattore capo del Tg regionale della Sicilia, tg penultimo nella classifica degli ascolti, direttore di tutta la testata regionale.

E due mesi dopo il segretario dell’UsigRai dal 2006 al 2012, viene nominato vicedirettore della stessa Tgr (provenendo dalla redazione con i peggiori ascolti in assoluto nell’edizione delle 19.30 e terzultimo in quella delle 14). Come se Marchione nominasse l’ex segretario della Fiom, Gianni Rinaldini, direttore centrale della Fiat.

Ma cosa potrebbero significare in concreto le parole di Cottarelli “Per la Rai è possibile fare qualche risparmio ulteriore, io ho alcuni suggerimenti,come ad esempio: la Rai deve avere per legge sedi in tutte le regioni, ma si potrebbe benissimo coprire il servizio d’informazione regionale senza avere sedi” .

La Rai ha bisogno di soldi: la pubblicità è quella, il canone -almeno per il 2014 – è rimasto immutato. E’ in tensione finanziaria.

Quindi bisogna tagliare. Molte sedi non sono di proprietà e spesso sono sovradimensionate. L’idea sarebbe quella di snellire cancellando centri di produzione improduttivi, trasferendo alcune sedi in locali più piccoli, riducendo servizi, tagliando trasmissioni con share bassissimi alle quali però sono legati contratti, spingendo sull’outsourcing tagliandone i costi (perché la Rai fa outsourcing anche spendendo molto…). Per ora è solo una rimodulazione, impegnativa, ma rimodulazione.

 

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